L’avventura dell’arte moderna

Nell’Italia preunitaria Firenze, capitale del Granducato di Toscana, diventa il luogo adatto per la nascita di questo movimento artistico rinnovatore. Gli artisti si allontanano dalla pittura dell’Accademia e prediligono le scene della vita quotidiana, semplici e poco convenzionali, dipinte per macchie di colore.

A Palazzo Mazzetti saranno esposti settanta dipinti firmati, tra gli altri, da Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini, protagonisti del movimento artistico che ha rivoluzionato la storia della successiva pittura italiana postunitaria.

Formatosi a Firenze, a partire dal 1855, il gruppo dei Macchiaioli nacque quale reazione all’inerzia concettuale e formale delle accademie e specularmente ai fermenti ideologici del Risorgimento. Il movimento macchiaiolo affermava la teoria della “macchia’’ sostenendo che la visione delle forme solide è determinata dalla proiezione della luce su di esse che crea zone d’ombra e zone di chiarore, costruendo così, visivamente, le volumetrie.

Macchie di colore, distinte, accostate o sovrapposte ad altre macchie di colore, erano gli elementi costitutivi di piccoli quadretti di estrema sintesi, nei quali erano tracciate puntualmente le forme e i profili sebbene espoliati di ogni particolare descrittivo che non fosse ritenuto essenziale alle funzioni strettamente espressive.

L’artista, sovvertendo i rigidi dettami accademici a cui si rifaceva tutta la pittura dell’epoca, si dichiarava libero di rendere con immediatezza verista ciò che il suo occhio percepiva nel presente, così come concettualizzarono i teorici e critici del gruppo Telemaco Signorini, Diego Martelli e Adriano Cecioni.

Avvertirono l’emotività letteraria dei romanzi sperimentali di Zola Verga e l’aleggiare della nuova sensibilità naturalista, formando una vera e propria scuola che seppe marginalizzare gli effetti vaporosi portati dalle tendenze francesiste. Plasmarono una cifra stilistica del tutto originale e immediatamente riconoscibile, poggiata sulla severa tenuta formale del disegno e sulla puntuale ripresa dal vero dei valori luministici del soggetto, solitamente a sfondo naturalistico o sociale, attinente alla contemporaneità, alla vita in campagna o della media borghesia.

La mostra

Progettata per mettere a confronto fra loro i capi d’opera del naturalismo toscano, la mostra propone una narrazione visiva dalla nascita all’evolversi e al concludersi dell’esperienza artistica dei Macchiaioli e del loro entourage, dal 1856 fino al ‘900 inoltrato.

La mostra comprende oltre 80 opere altamente significative della produzione dei capiscuola toscani, alcuni combattenti e eroi del Risorgimento, compongono il panorama espositivo della rassegna, rappresentando le forme dell’Avanguardia ottocentesca, la cui ricerca e i cui contenuti innovativi vertono sulla potenza espressiva della luce. Un’occasione per riscoprire alcuni capolavori dell’arte dell’Ottocento italiano, tra i dipinti celebri e opere meno note o mai esposte prima, in gran parte provenienti dalle più prestigiose collezioni private europee.

Elenco degli autori: Giuseppe Abbati, Cristiano Banti, Stefano Bruzzi, Giovanni Boldini, Luigi Bechi, Odoardo Borrani, Vincenzo Cabianca, Cesare Ciani, Adriano Cecioni, Eugenio Cecconi, Nino Costa, Vito D’Ancona, Serafino De Tivoli, Giuseppe De Nittis, Arturo Faldi, Giovanni Fattori, Ruggero Focardi, Luigi Gioli, Silvestro Lega, Giorgio Lucchesi, Giuseppe Magni, Ugo Manaresi, Ruggero Panerai.

L’allestimento prevede l’installazione di video, gigantografie e una sala immersiva per restituire le atmosfere dei paesaggi e degli ambienti dipinti dai Macchiaioli.

Info su https://www.museidiasti.com/mostra/i-macchiaioli/