a cura di Laura Cherubini in collaborazione con Maria Federica Chiola
17 Marzo 2018 – 15 Luglio 2018
La Fondazione Palazzo Mazzetti e la Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, nell’ambito delle attività di programmazione tese a valorizzare arte e cultura, promuovono la mostra personale di Alighiero Boetti, artista di origini piemontesi considerato uno dei più importanti e creativi autori dell’ultimo Novecento, riconosciuto in tutto il mondo ed a cui molti giovani si ispirano.
Il tema del percorso espositivo nasce da una frase dell’artista, Quel che la biro rappresenta per un occidentale, per un Afgano è il ricamo, che come una memoria sovra individuale reca in sé parti della biografia collettiva, con l’obiettivo di indagare il rapporto tra Oriente ed Occidente attraverso le opere a Biro ed i Ricami.
Come sempre in Boetti c’è una forte critica al concetto di autorialità e un forte desiderio di coralità. La biro è lo strumento più anonimo in Occidente. Il ricamo è pratica diffusa e anonima in Oriente. Come sempre l’artista delega l’esecuzione ad altre mani. Se ci riflettiamo un discorso analogo può calzare alle biro: si ripete la regola del gioco, ma possono cambiare i colori e muta di certo il tratto. Come sempre l’artista postula i principi della ripetizione. Come sempre chi esegue può ritagliarsi un margine di libertà e comunque marcare una differenza. Alighiero ripeteva sempre che la cosa più importante che aveva fatto nell’arte era scardinare il meccanismo opera unica/multiplo (uno dei meccanismi alla base del sistema del mercato dell’arte). Un arazzetto è un multiplo perché può ripetere sempre uguale la frase “quadrata” scelta dall’artista ma è anche un’opera unica, perché è eseguita da mani differenti, con fili differenti e colori differenti.